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Università degli Studi Roma Tre STUDI SARTRIANI ANNO XVIII / 2024 ANTISEMITISMO E PENSIERO EBRAICO IN SARTRE
https://romatrepress.uniroma3.it/wp-content/uploads/2024/11/Rivista-Studi-Sartriani-Anno-XVIII-2024-WEB.pdf
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Estratto dall’Editoriale di Maria Russo: Editoriale
Dedicare un numero monografico al tema dell’antisemitismo dopo i tragici fatti dell’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 e della successiva invasione israeliana di Gaza era una scelta urgente quanto rischiosa. Urgente perché, in linea con quell’operazione intellettuale di cui oggi siamo orfani che è stata la pubblicazione di «Les Temps Modernes», è per noi necessario raccogliere voci e riflessioni sul tempo presente, anche quando questo richiede di esporsi su temi controversi; rischiosa perché vi è, come sempre, il pericolo di ricadere in una partigianeria complice o in una testimonianza eccessivamente distaccata. Lo stesso Sartre si sarebbe trovato in difficoltà: non è un caso che il conflitto tra Israele e Palestina sia stato forse quello in cui il filosofo francese abbia preso posizione in modo meno perentorio di tutte le altre lotte per le quali si era schierato con fermezza, prima fra tutte la guerra di liberazione dell’Algeria. Tuttavia, riteniamo che questa accusa che è stata rivolta a Sartre, accentuando una sua particolare simpatia per la causa ebraica, sia infondata; cosa c’è di più radicale di affermare, come fa in Ribellarsi è giusto!, scritto con Philippe Gavi e Pierre Victor (prima che questi riacquistasse il suo nome ebreo, ancora militante nelle file del maoismo rivoluzionario), che non si può essere filoebrei senza essere filoarabi? Che cosa significa questa frase per l’anziano Sartre, che ha già combattuto le lotte degli oppressi di tutto il mondo? Significa, anzitutto, non dividere il mondo in una prospettiva manichea, relegando il male da estirpare all’appartenenza
a un determinato gruppo, rispetto al quale diviene impossibile immaginare pratiche di solidarietà. Significa, anche, riconoscere le responsabilità a livello globale, interpellando non solo i due schieramenti in conflitto, ma anche le potenze che hanno contribuito allo scoppio della guerra e che non intervengono da attori attivi per limitare la perpetrazione delle violenze, mosse esclusivamente da obiettivi strategici e geopolitici.