Questo Regolamento, che impone sanzioni ai c.d. coloni, potrebbe costituire un paradigma interessante per una sua applicazione in Italia, laddove sanziona l’apologia di terrorismo oppure l’apologia di reato, essendovi una vasta giurisprudenza, che potrebbe coinvolgere le ultime acquisizioni in materia del c.d. hate speech, laddove chiamino a sopprimere lo Stato d’Israele. Nel Regolamento risulta l’azione molto efficace e concreta della Corte Suprema israeliana. L’appello sistematico all’odio nazionale, razziale o religioso, che costituisce incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza, che viene in qualche modo punito con questo Regolamento, potrebbe essere individuato anche nel nostro Paese.
REGOLAMENTO DI ESECUZIONE (UE) 2024/1960 DEL CONSIGLIO
del 15 luglio 2024
che attua il regolamento (UE) 2020/1998, relativo a misure restrittive contro gravi violazioni e abusi dei diritti umani
IL CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (UE) 2020/1998 del Consiglio, del 7 dicembre 2020, relativo a misure restrittive contro gravi violazioni e abusi dei diritti umani (1), in particolare l’articolo 14, paragrafo 1,
vista la proposta dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,
considerando quanto segue:
(1)
Il 7 dicembre 2020 il Consiglio ha adottato il regolamento (UE) 2020/1998.
(2)
L’8 dicembre 2020, nella dichiarazione dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza («alto rappresentante»), a nome dell’Unione europea, relativa al regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani, l’Unione e i suoi Stati membri hanno ribadito il loro forte impegno a favore della promozione e protezione dei diritti umani in tutto il mondo. Il regime globale di sanzioni dell’UE in materia di diritti umani sottolinea la determinazione dell’Unione a rafforzare il proprio ruolo nella lotta contro gravi violazioni e abusi dei diritti umani in tutto il mondo. Far sì che tutti possano godere dei propri diritti umani è un obiettivo strategico dell’Unione. Il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e dei diritti umani è un valore fondamentale dell’Unione e della sua politica estera e di sicurezza comune.
(3)
Nella dichiarazione del 16 dicembre 2023 l’alto rappresentante ha sottolineato la preoccupazione dell’Unione per l’intensificarsi della violenza contro i palestinesi da parte di coloni estremisti nella Cisgiordania occupata, che ha raggiunto livelli senza precedenti. L’Unione ha continuato a ribadire la sua ferma condanna della violenza dei coloni e ha chiesto un’assunzione di responsabilità. Ha inoltre invitato Israele a prevenire la violenza dei coloni e a garantire che gli autori di crimini siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Dagli attacchi terroristici di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023 la violenza dei coloni è aumentata drasticamente.
(4)
Nella dichiarazione comune del 20 maggio 2024 sugli attacchi contro infrastrutture mediche e civili a Gaza e in Cisgiordania, l’alto rappresentante e il commissario per la Gestione delle crisi hanno definito le sofferenze della popolazione civile a Gaza una tragedia umana e hanno espresso la profonda preoccupazione dell’Unione. Hanno chiesto ancora una volta un cessate il fuoco immediato, la liberazione incondizionata di tutti gli ostaggi e il pieno accesso umanitario.
(5)
In tale contesto, è opportuno inserire cinque persone e tre entità nell’elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità e degli organismi soggetti a misure restrittive di cui all’allegato I del regolamento (UE) 2020/1998.
(6)
È pertanto opportuno modificare di conseguenza il regolamento (UE) 2020/1998,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
L’allegato I del regolamento (UE) 2020/1998 è modificato come indicato nell’allegato del presente regolamento.
Articolo 2
Il presente regolamento entra in vigore il giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 15 luglio 2024
Per il Consiglio
Il presidente
NAGY I.
(1) GU L 410 I del 7.12.2020, pag. 1.
ALLEGATO
L’allegato I del regolamento (UE) 2020/1998 è così modificato:
1)
nell’elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità e degli organismi che figura nella rubrica «A. Persone fisiche» sono aggiunte le voci seguenti:
Nomi (traslitterazione in caratteri latini)
Nomi
Informazioni identificative
Motivi
Data di inserimento nell’elenco
«110.
Moshe SHARVIT
משה שרביט
(grafia ebraica)
Data di nascita: 13.11.1994
Cittadinanza: israeliana
Sesso: maschile
Numero di carta d’identità: 206223000
Indirizzo: Tirzah Valley Farm outpost, West Bank, Occupied Palestinian Territories
Entità associate: Moshe’s Farm
Moshe Sharvit è un colono israeliano che vive nella valle del Giordano, in un avamposto vicino al villaggio denominato “Tirza Valley Farm”, noto anche come “Moshe’s Farm”.
Moshe Sharvit è coinvolto nelle violenze e nelle minacce dei coloni nei confronti dei residenti palestinesi appartenenti a comunità di pastori vicine al suo avamposto collinare in Cisgiordania. Le sue vessazioni nei confronti di tali comunità si sono intensificate dall’ottobre 2023.
Moshe Sharvit ha vessato a più riprese i palestinesi sul piano verbale e fisico, esigendo che lasciassero le loro case e proprietà. Nell’ottobre 2023 tale comportamento ha portato alla fuga dei civili palestinesi dal loro villaggio di Ein Shibli. Moshe Sharvit ha utilizzato un linguaggio minaccioso contro uomini, donne e bambini palestinesi e ha attaccato fisicamente una persona anziana. Tra le sue azioni si registra il lancio di pietre contro i palestinesi e il loro bestiame, la guida intenzionale contro le mandrie e sui campi coltivati, l’aizzamento di cani contro i palestinesi e il loro bestiame e abusi fisici sugli animali per mezzo di mazze e fruste.
Moshe Sharvit è pertanto responsabile di gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani, tra cui l’abuso del diritto di ogni individuo di godere del più alto livello possibile di integrità fisica e mentale. Tali abusi destano serie preoccupazioni anche per quanto riguarda gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune di cui all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea.
15.7.2024
111.
Zvi BAR YOSEF
alias Zvi BAR-YOSEF
Data di nascita: 20.9.1992
Cittadinanza: israeliana
Sesso: maschile
Numero di carta d’identità: 204377998
Entità associate: Zvìs Farm
Zvi Bar Yosef ha fondato l’avamposto non autorizzato noto come “Zvìs Farm” in Cisgiordania, a est dell’insediamento di Halamish. L’avamposto ha preso il controllo di circa 2 500 dunam/620 acri che erano coltivati dai villaggi di Jibya, Kaubar (Kobar) e Umm Safa.
Nel 2019, 2021 e 2023 Zvi Bar Yosef ha commesso ripetutamente attacchi e atti di violenza contro i palestinesi di tali villaggi, ferendo gravemente alcuni di loro.
Zvi Bar Yosef è pertanto responsabile di gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani, tra cui abusi del diritto all’integrità fisica e mentale, del diritto di proprietà e del diritto alla vita privata e familiare. Tali abusi destano serie preoccupazioni anche per quanto riguarda gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune di cui all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea.
15.7.2024
112.
Isaschar MANNE
alias Issachar MANN
יששכר מן
(grafia ebraica)
Data di nascita: 10.5.1983
Cittadinanza: israeliana
Sesso: maschile
Numero di carta d’identità: 038826939
Isaschar Manne, che ha fondato l’avamposto non autorizzato Manne Farm nelle colline a sud di Hebron, ha ripetutamente invaso i terreni privati dei residenti del villaggio di Tàala e impedito ai palestinesi di muoversi liberamente, ad esempio impedendo ai bambini palestinesi di raggiungere la loro scuola a Tuba, Masafer Yatta.
Dal 2018 diversi resoconti hanno riferito che Isaschar Manne ha fatto irruzione nelle case dei pastori minacciandoli e vessandoli. Manne, che è spesso armato, ha impedito ai pastori palestinesi di accedere ai loro pascoli, privandoli così della possibilità di coltivare i loro terreni e di provvedere alle proprie necessità.
Isaschar Manne è pertanto responsabile di sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani, tra cui abusi del diritto di proprietà, del diritto alla vita privata e familiare e del diritto all’istruzione. Tali abusi destano serie preoccupazioni anche per quanto riguarda gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune di cui all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea.
15.7.2024
113.
Baruch MARZEL
Carica: membro di Otzma Yehudit
Data di nascita: 23.4.1959
Luogo di nascita: Boston, Stati Uniti
Cittadinanza: americana, israeliana
Sesso: maschile
Indirizzo: Tel Rumeida settlement, Hebron, Occupied Palestinian Territories
Baruch Marzel è membro del partito politico di estrema destra “Otzma Yehudit”, che rappresenta una delle ideologie più estremiste di Israele e fa parte del movimento kahanista. Negli anni novanta è stato il leader del partito Kahane fino a quando le autorità israeliane non l’hanno vietato nel 1994.
Nel 2019 la Corte suprema israeliana ha proibito a Baruch Marzel di candidarsi alle elezioni parlamentari, in quanto la Corte ha preso atto dei suoi numerosi commenti razzisti.
Baruch Marzel chiede la creazione di una Grande Israele in cui non ci sarebbe posto per i palestinesi. Chiede apertamente una pulizia etnica dei palestinesi e nega il diritto dei palestinesi alla propria terra.
Baruch Marzel è pertanto responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, in particolare di appello sistematico all’odio nazionale, razziale o religioso, che costituisce incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza. Tali violazioni destano serie preoccupazioni anche per quanto riguarda gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune di cui all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea.
15.7.2024
114.
Ben-Zion “Bentzi” GOPSTEIN
בן ציון גופשטיין
(grafia ebraica)
Carica: fondatore e leader di Lehava
Data di nascita: 10.9.1969
Cittadinanza: israeliana
Sesso: maschile
Numero di carta d’identità: 024526394
Indirizzo: Givat HaAvot, Kiryat Arba, Occupied Palestinian Territories
Entità associate: Lehava
Ben-Zion “Bentzi” Gopstein, che vive nell’insediamento di Kiryat Arba (Cisgiordania), è il fondatore e il leader dell’organizzazione estremista Lehava, costola del movimento kahanista, il cui obiettivo è “combattere l’assimilazione nella Terra Santa”.
Ben-Zion “Bentzi” Gopstein promuove una visione che nega a tutti i palestinesi i loro diritti e chiede di porre fine alla presenza palestinese in Israele e nei territori palestinesi.
Ben-Zion “Bentzi” Gopstein ha chiesto apertamente una guerra contro i palestinesi. La Corte suprema israeliana gli ha proibito di candidarsi alle elezioni della Knesset del 2019 perché “istiga sistematicamente al razzismo contro il pubblico arabo”.
Ben-Zion “Bentzi” Gopstein è pertanto responsabile di sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani consistenti in un appello all’odio nazionale, razziale o religioso, che costituisce incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza. Tali violazioni destano serie preoccupazioni anche per quanto riguarda gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune di cui all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea.
15.7.2024»;
2)
nell’elenco delle persone fisiche e giuridiche, delle entità e degli organismi che figura nella rubrica «B. Persone giuridiche, entità e organismi» sono aggiunte le voci seguenti:
Nome (traslitterazione in caratteri latini)
Nome
Informazioni identificative
Motivi dell’inserimento nell’elenco
Data di inserimento nell’elenco
«29.
Moshe’s Farm
alias Tirza Valley Farm Outpost
החווה של משה
(grafia ebraica)
Indirizzo: West Bank, Occupied Palestinian Territories
Data di registrazione: 2021
Persone associate: Moshe Sharvit
Moshe’s Farm è di proprietà del colono israeliano Moshe Sharvit, da cui è stato fondato nel 2020. Moshe Sharvit è coinvolto nelle violenze e nelle minacce dei coloni nei confronti dei residenti palestinesi appartenenti a comunità di pastori vicino al suo avamposto sulle alture in Cisgiordania.
Moshe’s Farm è un avamposto illegale situato a circa 1,5 chilometri a sud-est dell’insediamento di Hamra, in Cisgiordania. Dalla sua fondazione, Moshe’s Farm si è ampliato e ad oggi comprende diversi edifici residenziali, una foresteria e un centro eventi. La foresteria può ospitare fino a 100 persone e tutti gli edifici sono stati costruiti senza autorizzazione e sono pertanto illegali. Da quando è stato creato, Moshe’s Farm è un polo di violenze e vessazioni nei confronti delle comunità di pastori palestinesi, oltre a essere la base da cui Moshe Sharvit e altri residenti dell’avamposto perpetrano violenze e vessazioni nei confronti dei palestinesi.
Moshe’s Farm è pertanto un’entità associata a Moshe Sharvit, inserito in elenco per gravi e sistematici abusi dei diritti umani, tra cui l’abuso del diritto di ogni individuo di godere del più alto livello possibile di integrità fisica e mentale. Tali abusi destano serie preoccupazioni anche per quanto riguarda gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune di cui all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea.
15.7.2024
30.
Zvìs Farm
החווה של צב
(grafia ebraica)
Indirizzo: Halamish, West Bank, Occupied Palestinian Territories
Persone associate: Zvi Bar Yosef
Zvìs Farm è un avamposto agricolo illegale e non autorizzato sul territorio palestinese, vicino a Halamish, in Cisgiordania.
Zvìs Farm è situato in un tratto della Cisgiordania che è sottoposto totalmente al controllo militare israeliano e in cui vivono residenti palestinesi.
Zvìs Farm è operato da Zvi Bar Yosef, che utilizza l’avamposto come base da cui perpetra violenze contro i residenti palestinesi e impedisce agli agricoltori palestinesi di accedere ai loro terreni e di utilizzarli. L’avamposto ha preso il controllo di circa 2 500 dunam/620 acri che erano coltivati dai villaggi di Jibya, Kaubar (Kobar) e Umm Safa.
Nel 2019, 2021 e 2023 Zvi Bar Yosef ha commesso ripetutamente attacchi e atti di violenza contro i palestinesi di tali villaggi, ferendo gravemente alcuni di loro.
Zvìs Farm è pertanto un’entità associata a Zvi Bar Yosef, inserito in elenco per gravi e sistematici abusi dei diritti umani, tra cui abusi del diritto all’integrità fisica e mentale, del diritto di proprietà e del diritto alla vita privata e familiare. Tali abusi destano serie preoccupazioni anche per quanto riguarda gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune di cui all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea.
15.7.2024
31.
Tzav 9
alias Tsav 9; Order 9
Sito web: https://www.tzav9.co.il/faq/
Tzav 9 è un gruppo israeliano di attivisti violenti, cofondato nel gennaio 2024 da Reut Ben Haim e Aviad Shlomo Sarid. Reut Ben Haim e Yossef (Sefi) Ben Haim sono attualmente alla guida del gruppo.
Le due missioni principali di Tzav 9, secondo il sito web, consistono nel bloccare gli autocarri che forniscono e trasportano aiuti umanitari, tra cui cibo, acqua e carburante, a Gaza nonché compromettere la legittimità dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente in Israele.
Dal gennaio 2024 Tzav 9 blocca regolarmente gli autocarri che trasportano aiuti umanitari. Il 18 gennaio 2024 il gruppo ha effettuato i primi blocchi delle forniture di aiuti a Kerem Shalom. Il 13 maggio 2024, presso il posto di blocco di Tarqumiyah, Tzav 9 ha partecipato a una violenta protesta contro un conducente di autocarri. Il 16 maggio 2024, a Binyamin, Tzav 9 è stato coinvolto in un attacco contro un autocarro di derrate alimentari. Altri incidenti si sono verificati, tra l’altro, nelle zone di Kerem Shalom e Nitzana. Le azioni svolte comprendono proteste violente, attacchi contro autocarri di derrate alimentari e distruzione di alimenti. Tali azioni hanno contribuito ulteriormente alla già drammatica situazione della popolazione civile a Gaza.
Tzav 9 è pertanto responsabile di gravi abusi dei diritti umani, tra cui l’abuso del diritto di ogni individuo di godere del più alto livello possibile di integrità fisica e mentale. Tali abusi destano serie preoccupazioni anche per quanto riguarda gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune di cui all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea.
15.7.2024».