E’ stata uccisa a Gaza da Hamas con novanta colpi sparati mentre era nella sua auto, l’operatrice umanitaria palestinese Islam Hijazi, direttrice del programma di Heal Palestine, organizzazione che fornisce supporto medico a Gaza, madre di due figli, perché si era rifiutata di consegnare loro le somme destinate alla beneficenza. L’omicidio è avvenuto vicino all’ospedale giordano di Khan Younis. Hijazi aveva dedicato la sua vita all’aiuto umanitario, rimanendo volontariamente a Gaza per sostenere i più bisognosi, soprattutto dopo gli eventi del 7 ottobre. Il suo impegno nel garantire che i fondi venissero utilizzati esclusivamente per i civili ha portato alla sua morte, un omicidio che Hamas ha cercato di giustificare come un “errore”, affermando che l’imboscata fosse destinata a un’altra persona. Sennonché diverse fonti, basandosi sulla violenza dell’agguato sostengono il contrario, basandosi anche sulle dichiarazioni di Momen El-Faram, marito di Islam. Secondo Focus on Africa, una testata durissima con Israele, in una nota di Giovanni Gugg, del 28 settembre 2024, le circostanze del delitto sarebbero aggravate dal silenzio mediatico che circonda la vicenda, un’ulteriore dimostrazione delle pressioni e delle censure che spesso oscurano crimini commessi nella Striscia. Tale testata soggiunge che l’omicidio di Hijazi non sarebbe un caso isolato, in quanto dei testimoni locali e attivisti come Hussein Jamal e Iyad Khader hanno evidenziato la crescente violenza da parte di Hamas, non solo contro Israele, ma anche contro i palestinesi stessi. Khader ha parlato apertamente della “mafia” che sta prendendo piede nel sud della Striscia, rubando e terrorizzando la popolazione civile. Questi eventi, sempre secondo la testimonianza di Focus on Africa, dimostrerebbero come Hamas non sia solo nemico esterno, ma anche oppressore interno, contribuendo alla sofferenza del proprio popolo. Focus on Africa conclude che la morte di Hijazi, una madre di due figli, segna un tragico promemoria di quanto profondamente il conflitto stia devastando Gaza, non solo per la guerra con Israele, ma anche per l’influenza di forze oppressive interne come Hamas.
Da una rapida ricerca, non risulta alcuna notizia sui quotidiani anche italiani; su una pagina di FB di una ONG troviamo delle condoglianze dove non si dice quale sia stata la responsabilità della morte. Sul sito di Heal Palestine https://www.healpalestine.org/ non si trova nulla. Siamo lieti che si aiuti la popolazione gazawi, e sarebbe bene che chi ha fornito somme ingenti per armi, tunnel e razzi, donasse invece dei fondi a Heal Palestine anziché ai terroristi.