Atef Abu Saif, ministro della Cultura dell’Autorità Nazionale Palestinese con sede a Ramallah dal 2019, era in viaggio in parte per lavoro e in parte per vacanza, con suo figlio Yasser, nella Striscia di Gaza quando scoppiò la guerra il 7 ottobre 2023. Era lì per 84 giorni, finché Hamas e le autorità egiziane e israeliane gli hanno permesso di partire e di entrare in Egitto. Abu Saif è nato nel 1973 a Jabalya, un quartiere povero di Gaza City, nel nord della Striscia, un luogo che in precedenza era stato un grande campo di profughi palestinesi della guerra del 1948. I genitori e la famiglia allargata di Abu Saif erano fuggiti lì dalla città costiera di Giaffa, che nello stesso anno divenne parte dello Stato di Israele.
Proprio come aveva fatto durante i precedenti scontri tra Hamas e Israele nel 2014, durati 51 giorni – che descrisse come una “guerra” – Abu Saif teneva un diario, dove registrava gli eventi di ogni giorno tra il 7 ottobre e la fine di dicembre 2023. la violenza, la devastazione, le tante chiacchiere al narghilè con amici e parenti, e le sue peregrinazioni per le strade disseminate di cadaveri e macerie delle prime settimane, quando aveva ancora la macchina, così come i suoi pensieri, comprese le metafore e concetti che gli riempivano la mente. Scrittore di professione, Abu Saif aveva cinque romanzi e due raccolte di racconti al suo attivo quando ha pubblicato il suo primo diario di guerra, The Drone Eats with Me, nel 2014. Il secondo, Don’t Look Left: A Diary of Genocide, è apparso nel 2024 in arabo ed è già stato tradotto in 11 lingue. Una traduzione ebraica è attualmente in lavorazione.
In Don’t Look Left, Abu Saif descrive gli orrori quotidiani sopportati dai 2,3 milioni di abitanti della Striscia governata da Hamas, che è sottoposta a continui colpi da parte dell’aeronautica israeliana (IAF) e dell’artiglieria dell’IDF dall’8 ottobre 2023. Nel corso dei combattimenti, circa 20.000 non combattenti – tra cui, secondo i dati del Ministero della Salute di Hamas, migliaia di donne e bambini – sono stati uccisi e molti sono rimasti mutilati in modo permanente.
Tutto questo è descritto in modo vivido e scioccante nelle pagine del diario di Abu Saif, così come lo sono le immagini e i suoni dei bombardamenti, della guerriglia urbana e dell’assedio, dei cadaveri e delle loro parti, e degli odori di morte e di putrefazione tra le macerie. La morte infesta ogni pagina; tutti vivono nella paura che oggi possa essere l’ultimo. E quasi tutti sono costretti a fuggire, a spostarsi continuamente da un quartiere o da una città all’altra. In alto, c’è il ronzio di routine dell’attacco dell’IDF e dei droni e dei jet di sorveglianza, e esplosioni apparentemente infinite di proiettili e bombe scuotono le case tra le quali Abu Saif si muove mentre visita i parenti o cerca un rifugio temporaneo. Nessuno può dormire tutta la notte.
In tutto il diario, Abu Saif ripercorre le varie pietre miliari della storia palestinese: dalla fallita rivolta anti-britannica del 1936-39 alla catastrofe (Nakba) del 1948, alle guerre del 1956 e del 1967 e alle due fallite ribellioni anti-israeliane. o intifada, del 1987-91 e del 2000-2005, al fine di incorporare saldamente l’attuale catastrofe di Gaza, che lui chiama la “seconda Nakba”, in una storia continua di sventura palestinese.
Ma il motivo per cui si è verificata la tragedia in corso della guerra del 2023-24 a Gaza – almeno, il suo contesto immediato – è completamente eliso nelle 280 pagine del libro, che rendono il lavoro, per quanto accurato e commovente nei suoi dettagli, un pezzo di propaganda. Completamente assenti dalle sue pagine sono i combattenti di Hamas e i loro fratelli della più piccola organizzazione della Jihad islamica, che, in un attacco a sorpresa il 7 ottobre 2023, hanno invaso il sud di Israele e ucciso 850 civili, violentato innumerevoli donne e preso in ostaggio circa 250 israeliani – la maggior parte di loro uomini, donne e bambini civili di età compresa tra pochi mesi e ottuagenari – e uccisero circa 360 soldati dell’IDF, mentre distruggevano la maggior parte dei kibbutzim lungo il confine con i loro abitanti pacifici e di sinistra. Eppure è proprio quell’assalto che ha innescato la devastante risposta israeliana, giunta ormai al suo undicesimo mese.Incredibilmente, la parola “Hamas” appare solo due volte nel libro e i combattenti di Hamas, vivi, feriti o morti – e secondo l’IDF circa 15-20.000 di loro sono morti finora – non vengono menzionati da nessuna parte, nemmeno una volta. Il libro è popolato esclusivamente da palestinesi non combattenti, tutte vittime, e, naturalmente, da aerei dell’IDF, droni, carri armati e soldati senza volto, che vengono abitualmente descritti come nazisti dei giorni nostri. Per Abu Saif, i civili di Gaza sono sempre “innocenti”, anche se possono essere i padri, i fratelli e gli “allevatori” dei combattenti di Hamas, e anche se molti di loro hanno sostenuto e continuano a sostenere l’obiettivo dei terroristi di distruggere Israele, e hanno fornito ai suoi combattenti con rifugi sicuri, depositi di armi e punti di raccolta per anni. Opportunamente, Don’t Look Left inizia con la lunga ma vaga e fuorviante annotazione del diario di Abu Saif del 7 ottobre. L’invasione del sud di Israele avvenuta quella mattina non viene mai menzionata e tanto meno descritta, e non vi sono riferimenti ad essa nelle successive annotazioni del diario.
(Sunto tratto da Tragedy and Half Truths: a Gaza Diary, Tragedy and Half-Truths: A Gaza Diary - Atef Abu Saif’s ‘Don’t Look Left’ provides a vivid account of the horrors of daily life in the Gaza Strip, yet omits to mention Hamas’s role in the war, in: Quillette 19 settembre 2024). Edizione italiana: Diario di un genocidio. 60 giorni sotto le bombe a Gaza, Edizioni Fuori Scena, 2024.