LA POLITICA SIONISTICA
Gerusalemme 1944
La politica sionista ha attualmente due scopi: uno positivo e uno negativo. Il negativo è l’abolizione del Libro Bianco del 1939, il positivo è l’istaurazione del regime necessario per la realizzazione dello scopo del Sionismo, per la realizzazione dello Stato Ebraico.
Non vi è un mezzo sicuro e già sperimentato per il raggiungimento di queste mete; non si possono fissare punto per punto tutti passi compiuti, ma è pur necessario stabilire il piano della lotta, della dura lotta che ci apprestiamo a combattere.
Io mi propongo di illustrare qui la linea di azione dinamica ed elastica, da adattare alle mutevoli vicende della politica. La linea di azione della politica sionista nei suoi due aspetti, negativo e positivo.
1.LA LOTTA CONTRO IL LIBRO BIANCO
Principio fondamentale: la sorte del Libro Bianco è nelle nostre mani. Se il Libro Bianco verrà attuato, sarà per la nostra colpa. Il Libro Bianco cadrà se la nostra volontà di annullarlo sarà inflessibile. Nell’Yshuv e in seno al sionismo vi è accordo generale nell’opposizione al Libro Bianco. Vi sono, però, divergenze sui modi dell’opposizione, e questi hanno una importanza decisiva.
Nell’ultimo Congresso Sionista, prima della presente guerra, fu fissato in quattro punti la nostra opposizione al Libro Bianco.
- Il Libro Bianco è in netto contrasto con il Mandato. Per noi esso non esiste. Noi dobbiamo trovare in noi la forza e l’intelligenza necessarie per vincere queste disposizioni in contrasto con il Mandato. Dobbiamo comportarci come se fossimo lo Stato Ebraico in Erez Israel, finchè lo saremo. Perché solo così potremo creare lo Stato Ebraico in Erez Israel.
- Questa ingiusta legge viene da una grande potenza mondiale. Non potremo abolirla solo rivolgendoci alle coscienze dell’umanità. Noi soli, con le nostre forze , potremo annullarla. Abbiamo a nostro servizio due potenti fattori:1)la travolgente aspirazione del popolo ebraico per Erez Israel. 2) La forza dell’Yshuv ebraico. Le due forze opereranno per fatale necessità, perché non hanno altra via di sfogo.
- -Non illudiamoci. Le forze dell’Inghilterra, che sta contro di noi in questa grande e t Nella tragica lotta, è certo grande e non deve essere sottovalutata. Ma non c’è bisogno di esagerarla. Il Libro Bianco non si basa su una necessità storica o su interessi vitali per l’Inghilterra, mentre per Erez Israel è questione di vita o di morte. Perciò grande è la nostra forza in questa lotta, più grande della forza della nostra antagonista.
D,Non vi è ragione perché il dissidio con l’Inghilterra debba essere permanente. Io sono persuaso che verrà un giorno in cui, su nuove basi si ristabilirà l’accordo e la cooperazione; non sulla base di rapporto fra metropoli e sudditi protetti, ma sulla base di rapporto fra popolo e popolo, di alleati a parità di diritti, se anche non a parità di forze.
Anche ora, dopo quattro anni di guerra questi principi hanno mantenuto tutto il loro valore.
Nella guerra, ci siamo schierati senza esitazione senza esitazione a fianco dell’Inghilterra ed abbiamo mandato il fiore della nostra gioventù a combattere in suo aiuto. Ma la grave e tragica battaglia sul fronte palestinese non è cessata e bisogna chiarire come si opporremo, in pratica al libro bianco.
Innanzi tutto bisogna sradicare una vana illusione. Vi sono fra noi ottimisti, nei riguardi del Libro Bianco, che si possono dividere in due gruppi. .
Vi sono ottimisti che dicono: gli inglesi sono nostri amici e il Libro Bianco non sarà attuato. Vi sono altri ottimisti che dicono: il Libro Bianco non ha importanza. Anche al tempo dei turchi riuscimmo a lavorare nonostante le molte leggi che ce lo proibivano. Lavoreremo anche nel regime del Libro Bianco.
Gli ottimisti “britannici” dimenticano che la politica del Libro Bianco è una politica dichiarata del governo inglese, e che la sua attuazione è affidata alla burocrazia coloniale, la quale non ha mai avuto simpatie per il focolare nazionale ebraico. Dimenticano inoltre che gli arabi esigono l’attuazione della politica del Libro Bianco.
Gli ottimisti “turchi” dimenticano la diversità essenziale tra il governo turco, privo di controllo sui suoi amministrati (e in particolare sugli ebrei, che in gran parte, in quanto cittadini stranieri, potevano approfittare del regime delle capitolazioni) e il solido edificio burocratico inglese.
SE gli inglesi non incontreranno seri e continui ostacoli all’attuazione del Libro Bianco, essi lo attueranno.
Gli arabi non si accontenteranno nemmeno del Libro Bianco. Alle domande della Commissione Peel, se la Palestina avrebbe potuto assorbire ancora 400.000 ebrei, il Mufti rispose “no”. Quando Lord Peel domandò : “Quanti dei 400.000 ebrei che sono ora in Palestina (1937), devono essre allontanati?” Il Mufti rispose: “tutto ciò va lasciato all’avvenire”.
Finora nessun esponente arabo si è dichiarato in dissenso con queste dichiarazioni.
L’attuazione del Libro Bianco, non è un episodio singolo, ma un processo lento e continuato, come lo di mostra la legge sui terreni, anche in corso di svolgimento. [N. Poco prima del >Libro Bianco fu promulgata una legge che impediva agli ebrei l’acquisto di terreni in gran parte del Paese]
Anche la sua abolizione non sarà un episodio isolato, una “suprema battaglia” tra noi e l’autorità, o il prodotto di una conversazione diplomatica, ma la conseguenza di una lotta espressa e continua. La burocrazia che appoggia il Libro Bianco sa che l’ora della decisione si avvicina, e si sforza sia di crearsi degli amici, sia di far sorgere dissensi in seno all’ Yshuv.
Alla domanda che ci si rivolge: “Quali sono i limiti della vostra opposizione al Libro Bianco”, vi è una sola risposta: la sua abolizione. Fino allora, opposizione inflessibile. Solo se si saprà che non arretreremo di fronte a qualsiasi mezzo, non saremo forse costretti ad usare mezzi “energici”. La burocrazia sa di questa nostra decisione, ma spera in un consenso di fatto. E in realtà questa possibilità esiste e potrà darsi che, quando venga il momento, si trovino fra noi persone in buona fede disposte ad ogni genere di compromessi. È questo un grave pericolo.
La questione si pone come un dilemma inesorabile: vogliamo l’attuazione del Libro Bianco o la sua abolizione? Di recente con l’annuncio da parte del governo del programma di “Ricostruzione”, avemmo la prova che la questione sta nei termini nei quali l’ho formulata.
Il bel nome “Ricostruzione” ed un’analisi non sufficientemente critica del programma, fecero sì che alcuni ebrei non si dichiarassero contrari ad esso. Costoro non si accorsero che il programma, compilato nello spirito e nel quadro del Libro Bianco, era diretto ad elevare, a spese degli ebrei, il livello di vita degli arabi, specialmente nel campo dell’industria, dei servizi pubblici, dell’istruzione della sanità. Così il popolo ebraico, che ha creato queste istituzioni e questi servizi allo scopo di potere accogliere un sempre maggior numero di immigrati, dovrebbe rinunciare a due terzi della propria industria ed essere sottoposto ad un severo regime fiscale ed una severa concorrenza nel campo del lavoro.
I criteri di differenziazione esistenti già ora nel campo delle tasse ci insegnano cosa potrà essere questa “Ricostruzione” nel quadro del Libro Bianco. Due esempi:1)Aumento delle tasse sul tabacco dal 1935 ad oggi. Tabacco di tipo “Tombac” fumato dagli arabi, 140% , tabacco per sigarette, fumato dagli ebrei, 240% . 2) tasse sul reddito: gli arabi (2/3 della popolazione) pagavano nel 1942/43 L.P. (Sterline palestinesi) 130.000. Gli ebrei, (1)3 della popolazione ) pagavano L.P. 570.000. In media ogni ebreo pagò 110 Piastre, ogni arabo 13. Guadagna forse ogni ebreo, in media nove volte più di un arabo?
Certo Yshuv ebraico- specialmente in previsione della grande alià del dopoguerra- ha bisogno, per il suo sviluppo, dell’aiuto del governo; ma non dell’aiuto di questo governo, che si propone fini opposti ai nostri.
Noi non interrompiamo la nostra collaborazione col governo in molti campi Continuiamo a dare il nostro pieno contributo allo sforzo bellico, continuiamo a pagare le tasse, continuiamo a chiedere quanto ci spetta dai servizi pubblici. Ci opponiamo però a questo programma di “Ricostruzione” e lo combatteremo con tutte le nostre forze.
Questa lotta può portare dei danni materiali. Ma ciò non deve importare a chi persegue grandi mete in un’ampia visione del futuro. Questa lotta deve essere condotta da tutto l’Yshuv, non da una piccola élite. Non è lecito che mentre giovani Chalutzim a rischio della loro vita, colonizzano località lontane del Negev (in cui è vietata , secondo il Libro Bianco, la colonizzazione ebraica), il cittadino non voglia essere disturbato nelle sue trattative con le autorità.
Concludendo: in due modi annulleremo il Libro Bianco A) l’alià- legale o non legale-l’ alià degli ebrei alla loro patria è infatti un diritto eterno, non condizionato a permessi o autorizzazioni. B) opposizione continua al regime del Libro Bianco.
L’Inghilterra non ci costringerà a sottometterci al governo del Mufti. L’Inghilterra non affonderà le navi di ebrei che aspirano alla loro patria. L’Inghilterra non adopererà la forza per imporci il Libro Bianco.
II LA POLITICA INGLESE
Se l’abolizione del Libro Bianco è dipendente dalle nostre volontà, non così si può dire del secondo punto del nostro programma. Il punto positivo, la creazione dello Stato Ebraico. Questo dipende da molti fattori esterni.
Primo di questi fattori, la potenza mandataria. Perché l’Inghilterra è giunta alla politica del Libro Bianco?
Due sono i motivi essenziali 1) la tendenza filo-araba della burocrazia coloniale inglese, tendenza che deriva dall’opinione che sarebbe più facile dominare gli arabi senza le complicazioni della potenza mandataria 2) la politica conciliativa (di Monaco) seguita da Chamberlain nel 1938/39.
Il primo motivo ha ora meno valore, perché vi è ora in Erez Israel una forza ebraica non piccola di cui , volere o volare, bisogna tenere conto. Anche la politica di Chamberlain non è che un ricordo, e la paura di Hitler e del Mufti non incombe sull’Inghilterra come nel 1938.
Però anche dopo questa guerra sussisterà il motivo essenziale della politica antisionista e filoaraba della burocrazia coloniale inglese: la paura degli arabi. Tale paura sussisteva comunque anche al tempo della guerra precedente, al tempo della Dichiarazione Balfour. Ne abbiamo una brillante testimonianza, la testimonianza di Leo Amery (ora ministro del Gabinetto Churchill), nel discorso da lui tenuto ai Comuni il 22 Maggio 1939, durante la discussione del Libro Bianco, in risposta al Ministro MacDonald.
Eccone per sommi capi il contenuto: “non è esatta l’affermazione che la dichiarazione Balfour venne concessa senza sufficiente ponderazione. Amery stesso partecipò a lunghe discussioni, che si protrassero per mesi e che presero in considerazione tutti gli aspetti delle cose, sia la dissoluzione dell’impero ottomano, sia le condizioni del popolo ebraico, che non è ancora popolo, che è minoranza in ogni luogo e non ha terra che egli possa dir sua.
Colla Dichiarazione Balfour l’Inghilterra ha scritto una pagina di saggezza politica e se la situazione fosse stata adeguata alla chiara visione politica che la generò, vi sarebbe in Erez Israel un’ancora e un centro per il Giudaismo perseguitato. Il Libro Bianco è secondo Amery, un mancare alla promessa che abbiamo data. La dichiarazione Balfour fu ispirata anche da un senso di simpatia per il mondo mussulmano, perché si pensò che una vera rigenerazione dei popoli arabi potesse venire solo dall’influenza intima e diretta di un centro di civiltà in mezzo a loro. Ciò entusiasmò non solo i sionisti, ma anche i migliori fra i dirigenti arabi. Nella Dichiarazione Balfour Amery vide anche un diretto vantaggio inglese, in quanto assicurava una posizione strategica importantissima.
Dopo quattro anni, questi motivi si sono di molto rafforzati.
1.la tragedia d’Israele. Non Balfour nella guerra precedente e neppure Amery quattro anni fa avrebbero potuto lontanamente immaginare l’ondata di sanguinosa distruzione, con cui Hitler si apprestava a risolvere il “fastidioso problema” dell’Ebraismo europeo. Se vi saranno degli scampati al massacro, e vi saranno, il problema ebraico si riporrà in forma acuta e tragica come non mai.
- Sviluppo dei popoli del vicino oriente. Gli ultimi venti anni di storia hanno dimostrato che l’indipendenza politica non ha portato progresso ai popoli arabi. Questi stessi venti anni hanno dimostrato che il popolo ebraico ha tutte le qualità per adempiere a questa missione di progresso.
III.L’utilità per l’Inghilterra di Erez Israel ebraica.
L’unico popolo del vicino oriente , che si schierò con l’Inghilterra nella presente guerra, fin dal principio, fu il popolo ebraico. Se invece di 500.000 ebrei ve ne fossero stati due milioni in Palestina al principio della guerra, forse tutto l’andamento di essa sarebbe stato diverso. Non sarebbe stata diversa anche la sorte del popolo ebraico?
C’è un’opposizione non suscettibile di compromessi fra noi e i Libro Bianco, ma questa non è l’opposizione fra noi e l’Inghilterra. Molti vantaggi possono venire all’Inghilterra dall’amicizia con il popolo ebraico. Il popolo ebraico conta in Inghilterra molti e influenti amici.
Compito della politica sionista, della grande politica sionista, è di spiegare agli inglesi che con una colonizzazione su larga scala, realizzata con mezzi internazionali, il popolo ebraico può in breve tempo:
1)risolvere il problema ebraico.
2)riavvicinare il popolo ebraico all’arabo.
3)essere un ponte fra il vicino oriente e l’occidente.
4)assicurare gli interessi britannici in questa parte del mondo.
III. La politica delle altre potenze
Il compito che sta di fronte a noi non è facile. Anche se ora in Inghilterra sono al potere persone come Churchill, Amery Cripps, Sinclair , Attlee, anche se il Labour Party si è dichiarato a favore dello stato ebraico, è nostro dovere non illuderci e cercare aiuto dove sia possibile.
La Società delle Nazioni fu distrutta al principio della presente guerra ed è dubbio se risorgerà, ma non è stata ancora abolita formalmente. Non dimentichiamoci che non solo essa non ha approvato il Libro Bianco, ma che la Commissione dei Mandati ha deciso che il Libro non è in conformità con il Mandato palestinese, Certo questo particolare legale non è decisivo nella nostra discussione ma può essere un elemento in nostro aiuto.
L’Inghilterra uscirà da questa guerra vincitrice, ma non la sola vincitrice. La sua politica sarà legata a quella degli Stati Uniti d’America, la cui influenza è cresciuta nelle sfere degli interessi inglesi.
È difficile prevedere quale sarà la politica degli Stati Uniti. Per ora i due grandi partiti, democratico e repubblicano sono ambedue contrari auna politica isolazionista, ma persino se gli Stati Uniti ritorneranno auna politica isolazionista, la politica inglese sarà condizionata ai legami con l’America. Ci sono negli Stati uniti cinque milioni di ebrei, che rappresentano, dopo Erez Israel, la maggiore forza ebraica nel mondo. Essi sono un fattore potenziale di primaria importanza quando si debba decidere tra due orientamenti: sionista o antisionista.
Abbiamo due compiti in America: 1)diffondere il sionismo fra gli ebrei 2)acquisire l’aiuto del governo.
Può darsi che dopo la guerra alcune delle minori potenze europee, Cecoslovacchia, Romania, tornino alla ribalta ed abbiano qualche influenza.
Sebbene la politica della Russia Sovietica sia stata contraria al sionismo ed alla sede nazionale ebraica in Palestina, pure non dobbiamo dimenticare che la politica estera sovietica ha sempre dato prova della massima elasticità, e dobbiamo essere pronti a spiegare in ogni circostanza il sionismo al governo russo, ed ai suoi rappresentanti.
Né bisogna dimenticare come fattori la Cina e l’America del Sud.
Però il sionismo graviterà nell’orbita anglo-sassone e il problema che si pone è il seguente: “Quale è la politica sionista che ha maggiore possibilità di riuscita in Inghilterra e in America?”.
IV.Le nostre richieste politiche
Vi sono altri progetti politici oltre al nostro “Programma di Gerusalemme”. Esaminiamone uno, il progetto del dott. Magnes, il Rettore dell’Università Ebraica di Gerusalemme. Egli, noto per i suoi continui tentativi di venire a un accordo con gli arabi, è ora convinto, che la decisione della questione palestinese possa venire solo dall’esterno. Ed egli pensa che gli Stati Uniti possano imporre questa decisione. Ecco il compromesso proposto da Magnes.
1)Unione di Erez Israel, Transgiordania, Siria e Libano in una Federazione.
2)Regime binazionale, che garantisca uguaglianza di condizioni per tutti i cittadini della Palestina.
3)Continuazione della alià, dato che nella federazione dei quattro stati il pericolo che gli ebrei diventino la maggioranza in pratica non sussiste: cade quindi la principale ragione dell’opposizione araba all’alià.
Vi sono altri progetti oltre al progetto Magnes. Tutti partono dalla persuasione che non è possibile un accordo con gli arabi- a meno di non rinunciare completamente alla alià- e che quindi bisogna chiedere una decisione dall’esterno. Bisogna tener conto che verosimilmente la decisione- provenga essa dall’Inghilterra o dall’America- sarà una via di mezzo fra le richieste degli ebrei e quelle degli arabi. Ma è grave errore ogni riduzione delle nostre richieste le renda più accettabili.
Perché l’Inghilterra o l’America dovrebbero avere interesse auna Palestina nelle condizioni politiche di oggi, però con un certo determinato numero di ebrei in più, ad esempio due o tre milioni? Risolverà questo il problema ebraico? Abolirà l’antisemitismo nel mondo? Assicurerà gli ebrei contro persecuzioni del tipo di quelle che si ebbero nel 1933 in Iraq, dove gli assiri vennero trucidati in massa con sistemi hitleriani? E se altri ebrei ancora vorranno entrare in Palestina, i loro fratelli non li aiuteranno? “compromessi” del tipo suddetto non risolvono il problema, anzi lo rendono più acuto. La soluzione che essi propongono non è in sostanza diversa dal Libro Bianco. Torniamo al “Progetto Gerusalemme”. Si pone la questione: è tale progetto attuabile? La risposta è contenuta nei seguenti due punti:
1)Motivo storico
Inghilterra e America hanno già una volta risolto i, non solo la Palestina occidentale. questo senso il problema. Wilson disse semplicemente: “Commonwealth ebraico”. La formulazione inglese contemplava:
1)la Palestina nei suoi confini storici, non solo la Palestina occidentale.
b)l’espressione “sede nazionale”, che significa la possibilità di uno stato ebraico.
2)Motivo politico
La logica politica dice oggi che una “grande” politica sionista, la quale comporti l’effettiva soluzione del problema ebraico e quello di Erez Israel, può essere meglio accetta all’Inghilterra e all’America compromessi di portata limitata.
Qual è il contenuto e l’essenza del “grande” sionismo? Non si tratta di una formula, ma della creazione di un fatto compiuto: il trasporto in Erez Israel di grandi masse di ebrei subito dopo la guerra. Ciò può essere inquadrato nel grande problema del dopoguerra e può alleviare la difficoltà dei Pesi vinti. Un grande numero di ebrei in Palestina è l’unica reale garanzia per la continuazione della alià e per la ricostruzione ebraica, nonché per lo sfruttamento delle possibilità del Paese e per il suo sviluppo.
V.Il problema arabo
È questo senza dubbio il problema più importante. La sorte del sionismo sarà decisa nel periodo in cui gli ebrei, da minoranza diventeranno maggioranza in Palestina. In questo periodo non gli arabi, ma gli Inglesi (e gli americani) saranno il fattore decisivo. Questo periodo può essere molto breve, se pensiamo che negli ultimi venti anni il numero degli ebrei in Erez Israel è decuplicato, e che basta ora solo raddoppiarlo, per raggiungere la maggioranza; col che non si realizzerà ancora il sionismo, ma gli si darà una base politica veramente solida. Senza l’aiuto anglo-americano non vi sarà accordo con gli arabi.
Anche gli ideologhi dei circoli politici che sono per un accordo con gli arabi al momento attuale- Ichud, Alià Hadashà, Shomer HaZair- non condizionano a questo accordo la continuazione dell’opera sionista.
Da parte mia, devo ammettere con dolore che non vedo, non ora e non nel prossimo avvenire, possibilità di un diretto accordo con gli arabi, nemmeno con i più vicini e favorevoli a noi.
Questo però non significa che non vi sia ora nulla da fare in campo arabo. Al principio della guerra gli arabi erano favorevoli al nazismo e speravano in una sua vittoria. Ora il mondo arabo gravita nell’orbita inglese e l’iniziativa politica è in mano dell’Inghilterra.
Vi sono tre questioni che non sono ancora contemplate nel “programma di Gerusalemme”.
A)Quale sarà la posizione degli arabi nello stato ebraico.
B)Quali saranno i rapporti fra Erez Israel e i paesi vicini.
C)Quali saranno i nostri rapporti con gli arabi nel periodo di trapasso, fino all’attuarsi del “Programma di Gerusalemme”.
A)Ecco come noi vediamo il regime in Palestina quando sorgerà lo Stato Ebraico.
1) Regime democratico, basato sulla piena uguaglianza di tutti i cittadini, senza distinzione di religione o nazionalità.
B)Piena autonomia di tutti i gruppi nazionali per i loro affari interni, religiosi, educativi e simili.
3)Regime autonomo in ogni città e campagna (autonomia municipale).
4)Livellamento graduale del tenore di vita di tutti gli abitanti.
Questi quattro paragrafi devono completare il “programma di Gerusalemme”.
Due elementi garantiscono la condotta degli ebrei verso gli arabi: l’esistenza di gruppi ebraici nella Diaspora e l’esistenza di nazioni arabe ai confini con Erez Israel.
B)Rapporti di Erez Israel con gli stati vicini.
Non è chiaro quale sarà l’assetto del popolo arabo dop la presente guerra. Pertanto noi dobbiamo assumere una posizione fin d’ora. Saremo sempre disposti alla collaborazione in tutti i campi. In particolare la collaborazione col Libano potrebbe essere di grande utilità ai due paesi, tanto dal punto di vista politico (vi è nel Libano un gran numero di cristiani), quanto da quello economico. (utilizzazione in Erez Israel delle abbondanti acque del Libano).
C)Relazioni con gli arabi nel periodo del trapasso.!) Rapporti di buon vicinato; aiuto reciproco in campo economico, sociale, municipale o culturale, senza sfruttamento e senza filantropia, sulla base dell’interesse reciproco, cooperazione sulla base della pura uguaglianza . 2)Il secondo punto si può definire con una sola parola : sicurezza.
VI Conclusione
Un problema della massima urgenza, che si impone alla politica sionista, è quello della liquidazione delle minoranze ebraiche nei paesi arabi: Yemen, Iraq, Siria, Egitto, Africa settentrionale oltre che in Turchia e nell’Iran. La condizione di questi ebrei è quella di ostaggi e la spada di Damocle della persecuzione e del massacro pende sul loro capo. Se non riusciremo a trasportare gli ebrei dell’Iraq in Palestina, vi è pericolo che possano essere liquidati con mezzi hitleriani.
La dispersione dell’organizzazione sionista e la mancanza di un congresso mondiale ostacolano la politica sionista, ma dobbiamo trovare l’energia per superare anche questi ostacoli.
Concludendo, in quattro cose ci dobbiamo preparare al futuro:
1)Opposizione inflessibile al Libro Bianco.
2)Fare accettare all’Inghilterra, all’America ed alle altre nazioni il “Programma di Gerusalemme”.
3)Continuo aumento di ricostruzione di Erez Israel.
4(coscienza sionistica.
Aggiungo poche parole sui due ultimi punti. Fattore essenziale: massima alià nel minimo tempo. L’assorbimento dell’alià è condizionato da terra , acqua, energia, trasporti, mercati e fattore umano.
Non mancano ad Erez Israel possibilità di soddisfare alle prime cinque condizioni. La più importante è la sesta, l’elemento umano. Dopo le tragiche vicende della guerra, verranno a noi uomini bisognosi di cure e di rieducazione. Ma la nostra opera di ricostruzione potrà superare anche questo problema.
Un’efficace preparazione verso il futuro è legata al rafforzamento delle nostre posizioni economiche delle nostre aziende, fin da ora. Occorre in particolare: nuove colonie sui confini, sulla riva del mare e sui monti; aumento dell’alià con tutti i mezzi; arruolamento dei giovani per la difesa e la costruzione; navigazione; aumento della popolazione ebraica nelle città “chiave”: Gerusalemme e Haifa.
E soprattutto
FRONTE UNITO DEL GRANDE SIONISMO COMBATTENTE
David Ben Gurion
Organizzazione sionistica
Dipartimento per la Gioventù
Gerusalemme, 1944
(testo tradotto in italiano e distribuito su ciclostile da Vittorio Tagliacozzo nel 1945, raccolto dal figlio Lucaino Baruch Tagliacozzo)