Le settimane che hanno seguito l’attacco terroristico del 7 Ottobre scorso e il riesplodere del conflitto tra Hamas e Israele hanno visto un aumento esponenziale degli episodi di antisemitismo in Europa e negli USA.
Tuttavia stavolta l’antisemitismo si è presentato in modo molto più palese e per questo inquietante che in passato. Docenti universitaria hanno firmato appelli in cui la realtà storica è stata stravolta con argomenti che, nella sostanza, disconoscono il diritto all’esistenza stessa di Israele; studenti giovani e meno giovani, sono scesi in piazza urlando “from the river to the sea Palestine will be free”, quindi auspicando la scomparsa di Israele dalla carta geografica; canali televisivi sia pubblici che privati si sono trasformando in organi di propaganda di Hamas, con telegiornali e, soprattutto, programmi di “approfondimento” che hanno dato voce quasi esclusivamente ai sostenitori della causa palestinese e alle versioni di Hamas; associazioni impegnate nella “tutela dei diritti umani”, hanno di battersi per il rispetto dei diritti di tutti gli essere umani tranne che degli Israeliani.
Questi atteggiamenti e prese di posizione non nascono dal nulla ma si sono sviluppati nel corso di anni in cui la disinformazione l’ha fatta da padrone, con l’antisemitismo “tradizionale” di destra, lo storico antigiudaismo di matrice cristiana e l’antisionismo di sinistra e di estrema destra che hanno favorito una demonizzazione di Israele e degli Ebrei che ha attraversato la società favorendo l’aumento del pregiudizio antiebraico, come rivelano diversi sondaggi eseguiti in Europa nel corso degli anni.
Ma c’è una peculiarità dell’antisemitismo che stiamo osservando in questi giorni a preoccupare ed a rendere il fenomeno inquietante: il fatto di essersi palesato immediatamente dopo le atrocità commesse dai terroristi palestinesi di Hamas il 7 Ottobre scorso. Le condanne di Israele e l’odio per gli Ebrei si sono manifestate non dopo una, due settimane di bombardamenti israeliani su Gaza, bensì poco dopo l’attacco di Hamas ai kibbutzim vicini al confine con Gaza e al Nova Music Festival.
Proprio mentre arrivavano le immagini, spesso diffuse in rete proprio dai terroristi, delle atrocità compiute da Hamas e mentre una ventina di kibbutzim venivano devastati, i loro abitanti massacrati, le donne stuprate, i bambini uccisi con modalità raccapriccianti, l’Europa dei diritti mostrava il suo lato oscuro, con commenti soddisfatti di quanto compiuto dai terroristi che da Gaza avevano attaccato di sorpresa Israele in un giorno di festa.
Le settimane seguenti sono state in linea con questo atteggiamento di odio antiebraico che si è manifestato anche negli USA. Come si possono strappare, come fatto dagli studenti dei college americani e da Amnesty International a Napoli, i volantini che mostrano gli ostaggi israeliani, soprattutto bambini, donne e anziani,
finiti nelle mani di Hamas? Come è possibile che i movimenti contro la violenza di genere, sempre molto attivi nel condannare le violenze sulle donne, abbiano praticamente ignorato gli stupri subiti dalle donne israeliane il 7 Ottobre e, come accaduto in Italia da parte del movimento “Non una di meno”, abbiano addirittura messo la violenza di genere subita dalle Israeliane in secondo piano rispetto alle vittime di Gaza per i bombardamenti che con la violenza di genere non hanno a che vedere? Come è possibile che il Segretario dell’ONU, Guterres, abbia addossato, di fatto, la responsabilità di quei massacri all’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele, riesumando una delle abitudini degli antisemiti del passato, quella di attribuire la responsabilità delle persecuzioni degli Ebrei agli Ebrei stessi?
Attraverso la demonizzazione di Israele si è sviluppata l’idea della disumanizzazione degli Ebrei e degli Israeliani che rende più “trascurabili” le violenze e l’atteggiamento ostile nei loro confronti. E allora i manifesti dei bambini ebrei ostaggi di Hamas vengono strappati, perché quei bambini non vengono visti come “umani”
in quanto sono israeliani, anzi ebrei; le donne stuprate da Hamas non ricevono la solidarietà dei vari movimenti contro la violenza di genere perché non sono “umane” in quanto israeliane ed ebree.
Questo processo di disumanizzazione non è qualcosa di nuovo nella storia recente. Infatti, è lo stesso meccanismo che permise a nazisti e fascisti di portare avanti le loro persecuzioni, fino alla Shoah, avvalendosi spesso anche del contributo di chi denunciava gli Ebrei – uomini, donne, vecchi, bambini – in quanto non erano considerati umani: erano Ebrei.
Non stiamo tornando agli anni '30: ci siamo già tornati adesso. Certi reportage in cui, dando voce solo ai Palestinesi, si accusano gli Israeliani di ogni nefandezza hanno lo stesso effetto che ebbero film come Suss l’Ebreo e articoli dei giornali nazisti e fascisti sulle società del tempo, accrescendo l’odio antiebraico in Europa e negli USA, proprio come accade oggi, con gli studenti ebrei che vivono in uno stato di costante minaccia.
Proprio per questo motivo è necessario che si imponga una svolta decisa, che non tolleri manifestazioni palesi o subdole di antisemitismo, a qualunque livello e in qualunque ambito esse si presentino, perché la storia spesso si ripete ma prima che i contemporanei se ne rendano conto.