Gaza, una prigione a cielo aperto, nella misura in cui si faccia sparire la frontiera con l’Egitto. Questo è possibile, laddove i ruoli di prestigiatore e di opinionista trovino non tanto una convergenza, quanto una fusione, preferibilmente a caldo e in uno studio televisivo o nei social media. Apprendo che sia l’Egitto che Israele controllano ciò che entra a Gaza, fermo restando che l’accesso via mare è prerogativa esclusiva di Israele. Fino alla strage del 7 ottobre, il filtro doganale riguardava soltanto le armi e ciò che poteva essere di uso bellico in generale. Nel solo 2023, sarebbero entrate più merci che durante il periodo previo al blocco. Naturalmente, ingressi e uscite riguardano anche le persone. Fino alla strage, entravano in Israele sessantamila gazawi ogni anno per motivi di lavoro. Fra il primo gennaio e il 6 ottobre 2023, 113,234 persone sono uscite dal valico con l’Egitto e e, sempre dall’Egitto, ne sono entrate 116,651 persone. Nell’ultimo decennio, l’Egitto ha demolito migliaia di case e di poderi lungo la frontiera con Gaza, per prevenire l’uso di tunnel da parte di Hamas. Inoltre, Hamas ha accusato l’Egitto di pompare dei gas nei tunnel, accuse respinte dal governo egiziano https://www.dailymotion.com/video/xd4koj