Un quotidiano informa oggi che in una scuola è stato distribuito ai genitori delle classi di seconda elementare un questionario sul comportamento del bambino, un test standard rientrante fra gli strumenti utilizzati per l’individuazione precoce dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) come la dislessia, la disortografia o la disgrafia, forniti a titolo gratuito da un Centro clinico. Una casella del questionario riguarda l’etnia o razza del bambino. E’ vero che l’incidenza di patologie nei vari gruppi non è un’invenzione domestica; vedi: McGuire TG, Ayanian JZ, Ford DE, Henke RE, Rost KM, Zaslavsky AM. Testing for statistical discrimination by race/ethnicity in panel data for depression treatment in primary care. Health Serv Res. 2008 Apr;43(2):531-51; che conclude: “Si stanno accumulando prove del fatto che la discriminazione statistica, che emerge come conseguenza dell’accresciuta incertezza clinica sul trattamento delle minoranze razziali/etniche, gioca un ruolo nello spiegare il trattamento discriminatorio ricevuto da questi gruppi. Questi risultati sottolineano l’importanza di supportare i medici migliorando gli strumenti decisionali, inclusa la formazione per i medici nella raccolta e nell’interpretazione delle informazioni da membri di gruppi minoritari e supporti decisionali formali che possono facilitare una migliore comunicazione e la raccolta di informazioni pertinenti. Migliorare la comunicazione medico-paziente può migliorare la qualità dell’assistenza per tutti i gruppi e può essere particolarmente utile per le minoranze”. Vedi anche Crabtree, C., Kim, J.Y., Gaddis, S.M. et al. Validated names for experimental studies on race and ethnicity. Sci Data 10, 130 (2023); abstract: “Un numero ampio e in rapida crescita di studi nelle scienze sociali utilizza esperimenti per comprendere meglio il ruolo della razza nelle interazioni umane, in particolare nel contesto americano. I ricercatori usano spesso nomi per segnalare la razza degli individui ritratti in questi esperimenti. Tuttavia, quei nomi potrebbero anche segnalare altri attributi, come lo stato socioeconomico (ad esempio, istruzione e reddito) e la cittadinanza. Se lo facessero, i ricercatori trarrebbero grande beneficio da nomi pre-testati con dati sulla percezione di questi attributi; tali dati permetterebbero ai ricercatori di trarre conclusioni corrette sull’effetto causale della razza nei loro esperimenti. In questo documento, forniamo il più grande set di dati di percezioni di nomi convalidati fino ad oggi sulla base di tre diversi sondaggi condotti negli Stati Uniti. In totale, i nostri dati includono oltre 44.170 valutazioni di nomi da parte di 4.026 intervistati per 600 nomi. Oltre alle percezioni degli intervistati su razza, reddito, istruzione e cittadinanza in base ai nomi, i nostri dati includono anche le caratteristiche degli intervistati. I nostri dati saranno ampiamente utili per i ricercatori che conducono esperimenti sui molteplici modi in cui la razza modella la vita americana”.
Resterebbe da domandarsi come si dovrebbero sentire la madre o il padre dinanzi al quesito: dovrebbero scrivere nero oppure ebreo? Agli esperti la risposta; noi non l’abbiamo.