Giorno della Memoria
Il 27 gennaio, data in cui, con la Legge 211/2000, è stato istituito il “Giorno della Memoria”
in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e
politici italiani nei campi nazisti”, non è il giorno in cui gli Ebrei ricordano la Shoà. Per gli
Ebrei il Giorno della memoria (Yom HaShoah veHaGveurà, Giorno del (ricordo) della
Catastrofe e del Valore) cade, per le differenze tra il calendario ebraico e quello
commerciale, tra la fine di Aprile e l’inizio di Maggio, a seconda degli anni e ricorda, oltre
alla Shoà, la rivolta del ghetto di Varsavia, nell’Aprile del 1943.
L’Ebraismo non è solo una religione ma è anche un sistema etico-normativo di cui la
religione è la fonte ispiratrice che fornisce le linee guida valoriali e comportamentali.
Tra i valori dell’Ebraismo il rispetto del prossimo, la misericordia, la giustizia, la libertà, la
responsabilità sono quelli ricorrenti nella Torah e nel Talmud.
Proprio la libertà, la capacità di mettere in discussione il pensiero dominante e gli stereotipi,
di combattere le ingiustizie, di non sottomettersi al potere, ha contribuito allo sviluppo e alla
crescita del pensiero ebraico dal quale sono nati grandi “innovatori” e “rivoluzionari”.
Ma innovatori e rivoluzionari sono spesso gli artisti, perché l’arte è innovazione, è
rivoluzione.
Le regole religiose ebraiche, che costituiscono la base dell’identità ebraica, non consentono
di rappresentare immagini. Eppure ciò non ha impedito agli Ebrei di dar vita ad una
produzione artistica, basata su scritti e musiche che, dalla sfera religiosa sono passati ad
abbracciare quella della vita quotidiana ed a trasmettere l’identità ebraica. E anche quando,
con l’apertura dei ghetti, gli Ebrei si sono avvicinati a forme d’arte per immagini nuove per
loro, il connubio tra la religione, la vita quotidiana e l’identità si è confermato, come dimostra
ad esempio Chagall.
Probabilmente è in questo connubio che vanno ricercati i motivi della guerra mossa dal
nazifascismo all’arte ebraica, vista come elemento di contaminazione della purezza della
razza in quanto esprimeva la libertà come fuga dagli schemi del pensiero unico.
E in quanto fuga dalla realtà che il nazifascismo voleva imporre e dal terrore disumanizzante
delle persecuzioni e dei campi di concentramento, l’arte, in particolar modo quella musicale,
è stata il “filo di Arianna” che ha permesso agli internati di rimanere collegati alla vita e al
senso di umanità, nonostante i numeri tatuati sul braccio, le casacche a righe, le sofferenze
imposte dagli aguzzini.
Per questo motivo questa giornata di studio promossa dal Centro Interuniversitario di
Ricerca Bioetica e Dipartimento di Scienze Sociali dell’Univeristà Federico II di Napoli è
particolarmente significativa perchè contribuisce a ricordare la Shoà in modo non
stereotipato e ritualistico, ma come un momento in cui, pur di fronte all’orrore, alcuni individui
hanno trovato la forza e il coraggio di affermare la propria umanità.
Per concludere, ritengo siano particolarmente significative le parole della lettera che il
preside di un liceo americano aveva l’abitudine di inviare ai suoi insegnanti all’inizio di ogni
anno scolastico e che è sono state pubblicate su Le Monde, nel 1995, in “Les mémoires de
la Shoah” di Anniek Cojean.
“Caro professore, sono un sopravvissuto di un campo di concentramento.
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I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas
costruite da ingegneri istruiti, bambini uccisi con veleno da medici ben formati, lattanti uccisi
da infermiere provette, donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e
università.
Diffido – quindi – dell’educazione.
La mia richiesta è la seguente: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi
non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann
istruiti. La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani.
Daniele Coppin, Assessore allla Comunicazione della Comunità Ebraica di Napoli e dell’Italia meridionale
(testo della relazione pronunciata in occasione della manifestazione per il Giorno della Memoria organizzata dal CIRB [Centro
Interuniversitario di Ricerca Bioetica] il 27/1/2023, presso la sala dell’Accademia Pontaniana di Napoli)