Ho letto con grande interesse l’ottimo articolo di Adachiara Zevi, su Moked del 21 ottobre u.s. Non posso che condividere il suo auspicio di una guerra meno cruenta. L’autrice, giustamente, scrive che Israele “non può perdere la guerra contro il terrorismo pena la sua sopravvivenza”. Quel che non mi pare di aver appreso è come rendere compatibile la vittoria contro il terrorismo con l’obiettivo di ottenere un minor numero di vittime civili anche se, sui numeri, non è un dettaglio che i dati siano prodotti da Hamas. In Italia, nessuno ha mai chiesto informazioni alle Brigate Rosse, che erano sì spietati e feroci assassini, ma non bruciavano bebè, non violentavano le donne per poi mutilarle ed esibirne il cadavere, e così via; invece, i mass media spesso citano “Ministero della Sanità di Hamas”, come se fosse oro colato. Questo è un primo grande problema. In passato, Israele ha prevalentemente combattuto contro truppe regolari o quasi irregolari, mentre ora si trova a contrastare due entità terroristiche (Hamas e Hezbollah) incistate in mezzo alla popolazione. Ciò comporta che vi siano scelte etiche (facili) e scelte tecniche, che richiedono, purtroppo, un know how militare. Si aggiunga che, come abbiamo visto dalle immagini, il capo di Hamas, Yahya Sinwar, è andato a nascondersi immediatamente dopo l’attacco, in uno dei tunnel, di una lunghezza ancora da accertare, ma non inferiore nel loro complesso (se non erro) ai 600 km. In modo un poco raffazzonato, potremmo dire che la popolazione stava sopra i tunnel e Hamas sotto, gli uni esposti e gli altri protetti. Magari Zevi ha delle idee più precise sulle alternative che avrebbe dovuto seguire Israele per evitare questa catastrofe umanitaria, ma non mi pare né che le abbia enunciate né che abbia rinviato a qualche fonte autorevole. Si è disquisito di ‘cessate il fuoco’, ma a Hamas non basta. I terroristi di Hamas non sono come i nazisti, il paragone non reggerebbe perché, come rilevato dal commentatore britannico Douglas Murray, mentre i nazisti fecero di tutto per nascondere l’Olocausto, Hamas ha fatto di tutto per esibirlo. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un uomo di grandezza senza pari, fece riferimento a “quella pagina di vergogna per l’umanità, avvenuta il 7 ottobre, (che) non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini, persino neonati. Immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah”.
In Siria sono morte seicentomila persone, alle quali non si dedica nemmeno una virgola sui media: forse anche loro avevano voglia di vivere. Eppure, chi scende in piazza ha sempre un’attrazione irresistibile per i conflitti nei quali sono coinvolti gli ebrei. Se Hamas volesse evitare vittime civili, basterebbe (o sarebbe bastato) che avesse abbandonato l’oscena pratica di prendere degli ostaggi, fra i quali si annoverano anche vecchi e neonati. L’Anp, alla quale bisognerebbe consegnare la Cisgiordania senza un trattato di pace – e sarebbe un’oscenità – ha espresso il suo dolore per la morte di Sinwar. Niente di male: il premier irlandese Eamon de Valera ritenne a suo tempo di porgere le condoglianze all’ambasciatore tedesco per la morte di quel galantuomo di Adolf Hitler. Il problema, semmai, è che, mentre le seconde erano poco sincere (de Valera nel 1937 aveva introdotto nella Costituzione il riconoscimento della religione ebraica) le prime lo erano in grado sommo.
Non posso che rendere omaggio sia ad Adachiara che al padre, Bruno Zevi, che nel 1982, nel suo discorso in Campidoglio all’indomani dell’attentato del 9 ottobre 1982 alla Sinagoga Maggiore di Roma, disse: “Non può quindi meravigliare che, dopo un’indiscriminata campagna contro lo Stato e il popolo di Israele e le comunità della diaspora, dopo gli attacchi feroci ed isterici contro i cosiddetti «olocausti», stermini ed eccidi che gli israeliani avrebbero compiuto, gli ebrei di Roma si siano chiusi per due giorni in un silenzio peraltro politicamente significativo. In questi mesi, hanno avuto pochissimi veri amici, tra i partiti minori dello schieramento democratico. I partiti di massa, la stampa con rarissime eccezioni, la radio e la televisione di Stato in tutti i suoi canali hanno invelenito l’atmosfera e creato un terreno fertile per l’antisemitismo. Di fronte ai fatti, le lacrime esibite oggi sembrano davvero tardive”. Già allora respinse le accuse a Israele di violare i diritti umani, già allora eravamo isolati. E non c’era Netanyahu. Tuttavia, le situazioni sono diverse, e non possiamo sapere cosa Bruno Zevi avrebbe detto e pensato oggi giorno.
Quel che possiamo azzardare è che le accuse e l’isolamento purtroppo non sono una novità. Ciò che posso lamentare, nell’interesse di tutti, è: a) che i sionisti socialisti siano sostanzialmente spariti dal panorama politico israeliano, perché la distruzione degli Accordi di Oslo ad opera dell’ANP ha finito per minare la loro credibilità e b) che il governo attuale conti nelle sue fila alcuni ministri che è difficile apprezzare. Non possiamo nemmeno dimenticare che, prima di questo orribile eccidio e di questa guerra, ci sono stati due decenni di diffamazione sistematica di Israele in ogni sede mediatica, compresi alcuni testi scolastici. Mi permetterei di asserire che Hamas non avrebbe scatenato l’attacco del 7 ottobre se non fosse stata sicura che avrebbe avuto l’appoggio dell’opinione pubblica, fomentata con ogni mezzo. In questo senso, possiamo dire che la pessima informazione, che è riuscita a far sparire vent’anni di lanci di razzi da parte di Hamas, cospira contro la pace. Infine, condividiamo l’auspicio di Zevi di un’informazione imparziale e senza censure in Israele. Loro, però, sono in guerra, noi no, eppure i libri scritti sul 7 ottobre escono in Italia soltanto con editori sconosciuti o pressoché, mentre i libri contro Israele escono a profusione dalle stampe dei grandi editori. Si tratta dell’atmosfera denunciata da Bruno Zevi nel 1982? Infine, se si vuole addivenire alla pace, qualcosa possiamo fare: per esempio, chiedere a una certa rete televisiva che abbia la cortesia di far parlare me e Adachiara nello stesso canale, nello stesso orario, in cui un signore ha detto che gran parte delle Comunità Ebraiche non vuole convivere coi palestinesi (sic). Io non mi ci riconosco e nemmeno Zevi: chiediamoglielo insieme.
(pubblicato su Moked Pagine Ebraiche il 23 ottobre 2024)